I DIRETTORI “STRANIERI” DELLA DISCORDIA. MA FORSE NON SARANNO UN MALE

di Francesco Raimondi

Che bello che l’Italia e il suo popolino si siano ricordati, in questi giorni, dei propri musei e parchi archeologici. Che triste vedere questo finto nazionalismo – presente solo alle partite di Calcio – per i Direttori dei Musei.

Ovviamente, il Ministro Franceschini rimane uno dei peggiori ministri dei Beni Culturali che la Repubblica (o quel che resta di essa) abbia mai avuto: e queste nomine non cambiano sicuramente il giudizio che ho di lui. Eppure, la polemica di questi giorni sui direttori stranieri mi fa estremamente sorridere. Tutti a gridare allo scandalo, all’azione scorretta. Gli italiani, per avere davvero voce in capitolo, dovrebbero innanzitutto iniziare ad amare, tutelare e frequentare i musei e tutto il proprio patrimonio artistico! Perché i maggiori visitatori di musei e parchi archeologici italiani (al contrario della Francia, ad esempio, che sono prima di tutto francesi) sono proprio gli stranieri.

Trovo dunque queste critiche e questa chiusura mentale tipiche di un paese superficiale come il nostro!

Sinceramente, in queste nomine, non ci vedo nulla di male: la National Gallery e altri importanti musei stranieri non sono forse diretti da italiani? Si accusa questi profili stranieri di non essere all’altezza, di non avere le competenze e, al massimo, si sostiene la teoria che in Italia abbiamo altrettanti professionisti validi. Fatemi però spezzare una lancia a favore di questi direttori: diamo loro almeno una possibilità. Non mi sembra che in questi lustri, in cui i direttori sono stati solo italiani, i musei siano andati alla grande. Anzi! Ovviamente la burocrazia e i vari ostacoli politico-economici sono moltissimi, ma molti direttori ITALIANI non hanno di certo fatto un buon lavoro: anche semplicemente nel controllare il personale del proprio museo! Per esempio prendete Brera: i “guardiani” di sala sono a dir poco imbarazzanti. Non indossano divisa, stanno seduti in panciolle a leggere il giornale, a guardare il cellulare: in poche parole, si fanno “gli affari propri”. Il nuovo direttore di Brera dovrà sicuramente rimboccarsi le maniche per cercare di cambiare anche questa cosa, e tentare di far capire, all’italiano, che il museo è un’istituzione che merita un minimo di decenza e rispetto.

Dovremmo forse scandalizzarci di più per la presenza, in Italia, di interi corsi di laurea e simili in lingua straniera! E invece, quando uno straniero arriva, potendo portare un punto di vista differente, si grida subito all’invasione.

Certo, mi domando una cosa: questi stranieri sono consapevoli di dove andranno a lavorare? Sono stati avvisati? Perché spero sinceramente che qualcuno abbia detto loro che l’Italia è un paese dove il Ministero dei Beni Culturali non dà soldi (e non lì ha proprio) perché letteralmente è un ministero fantasma: praticamente insistente; dove la burocrazia impedisce persino di spostare il cestino dei rifiuti da una sala all’altra; dove non avranno alcun interlocutore istituzionale: perché il Ministro è generalmente un non-competente, succube del Ministero dell’Economia e delle Finanze (per il quale la cultura e il nostro patrimonio sono esclusivamente un peso).

Insomma, io auguro a questi direttori di far bene il loro mestiere; o quanto meno, prima di giudicarli negativamente, vorrei almeno vederli all’opera. Probabilmente, non reggeranno molto alla stupidità, tutta italiana, di gestire il proprio patrimonio artistico!