ARTICO: ULTIMA FRONTIERA. UNA MOSTRA FOTOGRAFICA PER RIFLETTERE SU CLIMA, NATURA E UOMO

di Francesco Raimondi

Il 25 marzo 2018 chiude una mostra fotografica il cui livello è estremamente alto. Non solo per le fotografie esposte, ma anche per la potenza del messaggio che lascia filtrare nella mente dell’osservatore. Non un testo (se non una breve introduzione all’ingresso), non una didascalia ma solo immagini. Eppure, immagini così forti da avere la stessa capacità di parlare di pagine e pagine scritte.

La mostra Artico – Ultima Frontiera, a cura di Denis Curti e Marina Aliverti, espone una sessantina di fotografie di Paolo Solari Bozzi, Ragner Axelsson e Carsten Egevang, tre maestri della fotografia di reportage. Fotografie che per stile – in bianco e nero – e soggetti sembrano anacronistici, appartenere ad un tempo lontano e remoto. Le immagini sono state tutte catturate in Groenlandia, Islanda e Siberia.

Ma la mostra non è solo concepita per esaltare la bravura dei tre fotografi e la loro capacità di cogliere l’istante necessario a distinguere un fotografo da un “umano che scatta una foto”. No, tutta l’esposizione filtra un di più: portare alla luce (e il mezzo fotografico, anche per il suo modus operandi fisico e chimico, è il più appropriato) tutte quelle problematiche legate al surriscaldamento globale, la sostenibilità ambientale ed un rapporto più armonico tra uomo e natura. Uomo e spazio naturale. Per fare ciò tante sono le immagini che catturano momenti di vita quotidiana degli Inuit, che vivono – nelle difficoltà di un ambiente ostile come quello artico – un rapporto di scambio semplice con la natura.

Una realtà che purtroppo potrebbe essere prossima all’estinzione: perché quello che noi abbiamo potuto osservare, quello che queste immagini ci hanno evocato e portato a riflettere è come l’essere umano moderno – nel ricercare sempre più il benessere e il progresso – stia consciamente distruggendo tutto ciò che è diverso e opposto da questi macabri ideali e valori.

Così si vedono popolazioni tradizionali che sempre più faticano nella loro quotidianità non a causa di contingenze naturali o difficoltà proprie, ma al sempre più rapido lavoro di distruzione della Terra che la razza di uomini che domina su essa perpetua con grande enfasi e vigore. Perché? Perché non tornare ad avere un rapporto simbiontico con la natura, la terra e gli animali?

Nelle fotografie che raffigurano Inuit nei loro momenti di vita (così come anche solo negli scatti più propriamente paesaggistici) si sente e percepisce una pace che va al di là della nostra (forse) bianca e occidentale comprensione. Vedere come abbiano anche saputo, nel corso dei secoli e millenni, dialogare e rapportarsi coi propri cani è fantastico: l’uso dei cani è meraviglioso. Dei cani da slitta – nella fattispecie, nelle fotografie esposte, quasi tutti Groenlandesi – che compiono il loro lavoro di traino… ma lo fanno in virtù di uno scopo di vita ed esistenziale. Di collaborazione con quegli uomini che non sono i loro padroni, ma compagni di una vita dura. E per sopravvivere si deve necessariamente lavorare insieme.

Una mostra che rimarrà aperta ancora pochi giorni, ma che consigliamo vivamente. Come affermano ormai molti scienziati e climatologia, probabilmente abbiamo superato il punto di non ritorno; il riscaldamento globale non può essere fermato. Ma forse rallentato.

Per questo, a nostro avviso, si deve decidere palesemente e in trasparenza da che parte stare: con il progresso e il benessere moderno o l’antica tradizione che vede l’essere umano una parte del tutto? Dominare o rispettare il nostro ruolo nel mondo? La morte o la vita?

 

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Artico – Ultima Frontiera
a cura di Denis Curti e Marina Aliverti
Triennale di Milano 8 febbraio – 25 marzo 2018
orari:
martedì – domenica
10.30 – 20.30
Ingresso libero