IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI REGGIO CALABRIA

di Nicolò Raimondi

Poco tempo fa ho visitato il Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria e posso dire che vale proprio la pena vederlo. Innanzitutto è comodissimo da raggiungere con i mezzi pubblici (pullman e treno), molto vicino alle fermate.

Recentemente ristrutturato, si presenta molto bene: pulito, ordinato ed efficiente. Ma non è per come appare che merita, quanto per ciò che contiene. Ci sono quattro piani e bisogna seguire un percorso cronologico (dal quarto piano al piano terra) che vede il suo inizio nei popoli preistorici della Calabria per arrivare alla Magna Grecia e concludere con i grandi Bronzi di Riace. Seguire il percorso dà sicuramente senso a tutta la visita e si giunge alla conclusione di essa con un ottimo quadro generale della storia di quel luogo, fino alla Magna Grecia ovviamente. In ogni piano ci sono davvero moltissimi reperti esposti, con ordine e pulizia e con ottime indicazioni. Inoltre in quasi ogni sala vi sono pannelli esplicativi con immagini e cartine che consiglio di leggere, poiché molto efficaci e perché si leggono volentieri senza intoppi linguistici sofisticati, pur rimanendo nel settore e senza abbassare il livello dei contenuti. In molte teche sono anche state ricostruite alcune tombe con gli oggetti originali per offrire un’idea più precisa. Davvero una visita che fa dimenticare anche il tempo, poiché coinvolgente, alimentata senz’altro dall’interesse e dalla passione che può avere il visitatore. E alla fine della visita, il saluto dei due Bronzi.

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Prima di ammirare le statue, si entra in una saletta per vedere un video con sottotitoli da leggere che illustra brevemente la storia del ritrovamento e della collocazione. Purtroppo non si dà il tempo necessario per concluderne la visione, poiché a un gruppo di venti persone circa viene indicato di entrare in un’altra stanzetta dove si viene “sterilizzati” con aria fresca e pulita. Ahimè, facevo parte di questo gruppo e non ho avuto tempo di terminare il video, unica fonte di informazioni, dal momento che nella sala delle statue non vi sono alcune indicazioni o pannelli, unica nota di rammarico che mi è rimasta dopo la visita. Dopo essere stati “purificati” si entra con religioso silenzio nella grande sala e subito i maestosi Bronzi ti accolgono con tutta la loro magnificenza. Ma non sono gli unici nella stanza; infatti ci sono i molto meno noti Bronzi di Porticello, due teste in bronzo che nessuno del gruppo di cui facevo parte è andato a vedere. A parte i soliti noti che usano il flash e sono stati richiamati (anche se non mi sembrava aver visto alcun cartello che lo dicesse e purtroppo non tutte le persone ci arrivano) e a parte i simpaticoni che scattano i selfie con i Bronzi, il silenzio ha aiutato la contemplazione di quella bellezza così antica e dall’inevitabile sapore di mare che ha custodito per secoli le due statue. Dopo circa venti minuti si apre una porta che invita ad uscire, per lasciare spazio ad altre persone che ammireranno i due uomini bronzei.

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Prima di uscire naturalmente si passa da un bookshop, inseparabile amico dei musei, e ammetto che sono rimasto colpito in positivo nel vedere solo libri (magari qualcuno non era molto azzeccato per l’argomento, ma almeno era un libro) e non tutta una bancarella di cianfrusaglie da vendere ai turisti.

Una struttura moderna ma non “contemporanea” (nel senso negativo del termine), ordinata, con un bagno in ogni piano, alcuni punti di informazione con il personale e sale molto grandi ma molto piene. Un consiglio: seguite il percorso indicato dal museo e non fate come alcuni branchi di individui ominidi che, appena fatto il biglietto, si gettano verso la stanza dei Bronzi e si mettono in fila come ad un parco di divertimenti, che non leggono nulla, non guardano nulla ma vorrebbero solo postare sui social che loro i Bronzi li hanno visti. Questi ominidi sono immancabili, sembrano far parte delle attrazioni museali, ma pazienza. Fortunatamente erano altrettanto numerose le persone che seguivano il percorso correttamente e sono sicuramente tornate a casa molto più ricche.

L’OBLO’ DELL’ARTE SI RINNOVA!

L’Oblò dell’Arte si rinnova. Cambia e soprattutto si arricchisce con ulteriori contributi; in aggiunta ad una veste grafica nuova. In questi tre anni dalla sua fondazione, l’Oblò dell’Arte ha dedicato il proprio campo di indagine – attraverso la pubblicazione di articoli – quasi esclusivamente al settore delle arti figurative, o a quest’ultimo collegate: storia dell’arte, critica d’arte, recensioni di mostre e fatti legati all’attualità del nostro patrimonio artistico.

Non rinneghiamo ciò che sin qui è stato costruito e, si spera, seminato. Ma è anche giunto il momento di compiere un balzo evolutivo, per una serie di ragioni che ora andremo ad illustrare.

Troppo spesso, parlando di arte, si pensa immediatamente al mondo delle arti figurative, alla storia dell’arte e a tutto il suo ampio universo. Sinceramente, questo modo di vedere l’arte può essere, in senso buono, considerato “un luogo comune”: l’arte è molto più vasta degli oggetti propri della storia dell’arte. L’Oblò dell’Arte non vuole avere gli occhi e la mente su un solo punto di vista, bensì visualizzare i vari punti! Ecco quindi che l’Oblò dell’Arte decide, con coscienza e consapevolezza, di dedicarsi alle arti; ecco l’idea di scrivere e affrontare temi che vadano al di là della pura storia dell’arte, con occhio sempre vigile anche sull’attualità socio-culturale delle arti stesse. Attraverso contributi e un’attenta curatela di seri professionisti, studiosi e appassionati, sono state create delle rubriche tematiche: Arti Figurative e Storia dell’Arte, Teatro, Letteratura e Poesia, MusicaFilosofia e Simbolismo. Questo perché si crede fermamente che ogni cosa, in campo artistico e non solo, sia legata e collegata: legami che fan sì che un’opera d’arte, qualunque sia la sua forma esteriore, possa realmente parlare all’uomo.

Senza titolo

Vi saranno quindi diversi articoli che tratteranno di arti, perché l’Oblò dell’Arte non vuole chiudersi nel mondo – sempre più autoreferenziale – della sola storia dell’arte. Aprire e aprirsi alle altre esperienze artistiche significa credere che l’arte possa davvero svolgere una “missione” di utilità per l’essere umano. Altrimenti, è e sarà solo puro estetismo; puro godimento esteriore, mancando infine di sostanza. Aprirsi alle arti è sinonimo di apertura verso l’altro.

Di blog, riviste, siti e portali web che trattano di arte figurativa e storia dell’arte ne esistono moltissimi, alcuni più validi di altri. Noi vogliamo allargare gli orizzonti, con sguardo nuovo e propositivo verso spazi più infiniti. Ecco perché l’idea di aprirsi anche alle altre forme d’arte.

Per aumentare visibilità e visualizzazioni (e forse anche simpatie) potremmo sicuramente pubblicare, anche sulla nostra pagina Facebook, immagini di quadri e sentimentalismi di questo genere; magari legati al santo del giorno (come fanno alcuni). Oppure potremmo limitare il nostro lavoro al redigere articoli di biografie di artisti e così via. No, nulla di tutto questo: l’Oblò dell’Arte continuerà ad essere ciò che fin qui è stato, mantenendo la sua identità, ma allo stesso tempo si innova. L’Oblò è uno spazio libero e aperto al dibattito e al confronto, dove i propri collaboratori e chi scrive per il blog ha un suo personale pensiero, oltre a una propria capacità di pensare! Continueremo ad occuparci anche di argomenti “scomodi”, denunciando e annunciando come un altro modo di vivere l’arte e il patrimonio culturale e paesaggistico sia possibile. Non abbiamo “signori né proprietari”; né tanto meno dobbiamo assecondare gli interessi di qualche istituzione. Per tutta questa serie di motivi l’Oblò dell’Arte manterrà sempre vivo il suo scopo: imparare a guardare, imparare a pensare!