IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI REGGIO CALABRIA

di Nicolò Raimondi

Poco tempo fa ho visitato il Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria e posso dire che vale proprio la pena vederlo. Innanzitutto è comodissimo da raggiungere con i mezzi pubblici (pullman e treno), molto vicino alle fermate.

Recentemente ristrutturato, si presenta molto bene: pulito, ordinato ed efficiente. Ma non è per come appare che merita, quanto per ciò che contiene. Ci sono quattro piani e bisogna seguire un percorso cronologico (dal quarto piano al piano terra) che vede il suo inizio nei popoli preistorici della Calabria per arrivare alla Magna Grecia e concludere con i grandi Bronzi di Riace. Seguire il percorso dà sicuramente senso a tutta la visita e si giunge alla conclusione di essa con un ottimo quadro generale della storia di quel luogo, fino alla Magna Grecia ovviamente. In ogni piano ci sono davvero moltissimi reperti esposti, con ordine e pulizia e con ottime indicazioni. Inoltre in quasi ogni sala vi sono pannelli esplicativi con immagini e cartine che consiglio di leggere, poiché molto efficaci e perché si leggono volentieri senza intoppi linguistici sofisticati, pur rimanendo nel settore e senza abbassare il livello dei contenuti. In molte teche sono anche state ricostruite alcune tombe con gli oggetti originali per offrire un’idea più precisa. Davvero una visita che fa dimenticare anche il tempo, poiché coinvolgente, alimentata senz’altro dall’interesse e dalla passione che può avere il visitatore. E alla fine della visita, il saluto dei due Bronzi.

20160727_122036 20160727_122237

Prima di ammirare le statue, si entra in una saletta per vedere un video con sottotitoli da leggere che illustra brevemente la storia del ritrovamento e della collocazione. Purtroppo non si dà il tempo necessario per concluderne la visione, poiché a un gruppo di venti persone circa viene indicato di entrare in un’altra stanzetta dove si viene “sterilizzati” con aria fresca e pulita. Ahimè, facevo parte di questo gruppo e non ho avuto tempo di terminare il video, unica fonte di informazioni, dal momento che nella sala delle statue non vi sono alcune indicazioni o pannelli, unica nota di rammarico che mi è rimasta dopo la visita. Dopo essere stati “purificati” si entra con religioso silenzio nella grande sala e subito i maestosi Bronzi ti accolgono con tutta la loro magnificenza. Ma non sono gli unici nella stanza; infatti ci sono i molto meno noti Bronzi di Porticello, due teste in bronzo che nessuno del gruppo di cui facevo parte è andato a vedere. A parte i soliti noti che usano il flash e sono stati richiamati (anche se non mi sembrava aver visto alcun cartello che lo dicesse e purtroppo non tutte le persone ci arrivano) e a parte i simpaticoni che scattano i selfie con i Bronzi, il silenzio ha aiutato la contemplazione di quella bellezza così antica e dall’inevitabile sapore di mare che ha custodito per secoli le due statue. Dopo circa venti minuti si apre una porta che invita ad uscire, per lasciare spazio ad altre persone che ammireranno i due uomini bronzei.

20160727_122206

Prima di uscire naturalmente si passa da un bookshop, inseparabile amico dei musei, e ammetto che sono rimasto colpito in positivo nel vedere solo libri (magari qualcuno non era molto azzeccato per l’argomento, ma almeno era un libro) e non tutta una bancarella di cianfrusaglie da vendere ai turisti.

Una struttura moderna ma non “contemporanea” (nel senso negativo del termine), ordinata, con un bagno in ogni piano, alcuni punti di informazione con il personale e sale molto grandi ma molto piene. Un consiglio: seguite il percorso indicato dal museo e non fate come alcuni branchi di individui ominidi che, appena fatto il biglietto, si gettano verso la stanza dei Bronzi e si mettono in fila come ad un parco di divertimenti, che non leggono nulla, non guardano nulla ma vorrebbero solo postare sui social che loro i Bronzi li hanno visti. Questi ominidi sono immancabili, sembrano far parte delle attrazioni museali, ma pazienza. Fortunatamente erano altrettanto numerose le persone che seguivano il percorso correttamente e sono sicuramente tornate a casa molto più ricche.

BRONZI DI RIACE A EXPO 2015? FINALMENTE È FINITA UN’ODISSEA

di Francesco Raimondi

Odissea terminata. Poema epico giunto alla chiosa definitiva (si spera). È possibile quindi trarre delle conclusioni?

Anche il Ministero dei Beni Culturali ha emesso la sua lapidaria sentenza. Nonostante ciò, numerose sono ancora le personalità di rilievo (e no) che “gridano” la loro, schierandosi con il “non siamo d’accordo” o con il “siamo favorevoli”.

Senza entrare nel merito delle loro discussioni e di chi ha ragione o torto, proviamo ad illustrare oggettivamente alcune considerazioni:

  • Per ragioni economiche, pubblicitarie e turistiche i Bronzi di Riace dovevano essere spostati.
  • Per ragioni logistiche, di tutela e valorizzazione non erano da spostare.

Noi crediamo che il buon senso, almeno questa volta, abbia avuto ragione perché risultava essere l’unica scelta davvero appropriata e corretta: ossia il non spostare i Bronzi. Non vogliamo esaminare gli elementi che hanno portato a tale decisione. Il nostro ragionamento vuole essere più ampio.

Sarebbe staReggio_calabria_museo_nazionale_bronzi_di_riaceto necessario e utile, per valorizzare i Bronzi, portarli fino a Milano? No, poiché le due sculture possono e devono essere valorizzate in loco. Sono stati spesi milioni per il museo e l’allestimento in cui si conservano: perché non investire seriamente (questa volta) nella loro valorizzazione all’interno di quella struttura? In questo modo si avrebbero benefici per la realtà territoriale che li ospita. Crediamo che se fossero stati esportati a Milano, sarebbe stata allestito per loro uno spazio degno di nota (con ulteriori spese di soldi pubblici) senza portare però alcun beneficio né per la Calabria in generale né per Reggio e il museo che normalmente li custodisce.

Se proprio si vuole “mostrare”, durante Expo 2015, il meglio dell’arte italiana, perché non esporre l’arte di Milano? Il capoluogo possiede una storia millenaria e magnifici musei. Questi ultimi – e lo scriviamo per chi non ne fosse a conoscenza – hanno depositi pieni di opere d’arte che spaziano dal periodo più antico alla contemporaneità. Perché non sfruttare la tanto conclamata vetrina dell’Expo ed esporre, in spazi appositi (magari in qualche palazzo storico e/o istituti con cui avviare convenzioni in merito), queste opere sconosciute persino ai milanesi? Dobbiamo forse credere che l’incompetenza organizzativa delle istituzioni e degli uomini di “cultura” sia arrivata ad un livello così alto, da far preferire lo spostamento di opere d’arte da altre città, all’utilizzo del “bello” locale? Una cosa risulta evidente: l’incapacità di valorizzare a pieno ciò che ci è stato lasciato dal passato!