LAVORARE NEL PATRIMONIO CULTURALE: DIRITTI CIVILI E DIRITTI COSTITUZIONALI VIOLATI?

di Francesco Raimondi

Apparentemente siamo liberi di compiere un percorso di studi che assecondi le inclinazioni e i talenti di ciascuno, auspicando e desiderando che il settore scelto diventi un domani il proprio mestiere.

Eppure, quel che si è potuto assistere in questi anni, e – non ultimo – anche con il recente Governo, può essere considerato come una negazione di importanti diritti civili e costituzionali! Insomma, l’Italia e la propria classe dirigente (governativa, politica ed economico-finanziaria e “intellettuale”) compie da più di vent’anni azioni anti costituzionali e contro la dignità dell’uomo!

È certo importante cercare di rilanciare differenti settori dell’industria e del manifatturiero, ma esistiamo anche noi: storici dell’arte, letterati, umanisti, artisti, filosofi, musicisti, poeti e quanti si vogliono occupare di cultura. Siamo consapevoli che, rispetto a tempi migliori, queste categorie sembrano essere divenute un peso perché – a differenza di ciò che è “PILlizzabile” – non si possono quantificare economicamente a breve termine. Eppure, si tratta di settori fondamentali se si vuole che uno Stato faccia crescere e sviluppare cittadini consapevoli, persone pensanti e non sudditi e masse informi.

Pertanto, affermiamo il diritto all’esistenza e alla considerazione per tutti noi che operiamo, o meglio vorremmo operare, in questi settori. Non si può credere che, ad esempio, studiare arte in Italia sia semplicemente un passatempo, un qualche cosa di “bello” ma che non dà praticamente nessuno sbocco lavorativo. È possibile che nessun Ministro, Governo e membro della classe dirigente di questo Paese si rende conto della lesione alla dignità umana che ogni giorno viene messa in pratica relegandoci nel dimenticatoio?

È la Costituzione Italiana a sancire tutto questo:

Art. 1: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

Art. 3: […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona […].

Art. 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Questi sono alcuni dei Principi Fondamentali. Chiamasi Fondamentali perché da essi, in quanto fondamento, base, struttura portante, prende avvio il corpus e la forma della nostra Repubblica. Capisco che il Governo sia ossessivamente concentrato sulla riforma del Titolo V, ma prima non converrebbe rendere davvero concreti, operativi e applicati almeno i Principi Fondamentali? Sono 12, non sono mica 2000! Non vogliamo credere che non essendo in slide o solo su Twitter non siano ancora stati letti.

Quindi esercitare il diritto costituzionale di lavorare nel settore del patrimonio culturale e ambientale non solo è sancito dalla Costituzione, ma è anche un diritto civile! Lavorare e operare in questo settore è voler concorrere al progresso spirituale della società (oltre che evidentemente materiale).

Perché voi, uomini di Governo, concorrete, secondo i dettami del neocapitalismo finanziario, a lavorare esclusivamente per un progresso materiale? Perché non favorite, come sarebbe vostro dovere, anche lo sviluppo spirituale?

Perché, andando contro l’Art. 12 della Costituzione, negate il libero diritto e il dovere di ogni cittadino “di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”?

Sembra a noi evidente come anche questo Esecutivo sia – nei confronti di quanti vogliano operare nel settore del Patrimonio Culturale con serietà e preparazione – del tutto artefice di provvedimenti anti costituzionali.

Vengono non solo violati gli articoli della Costituzione con una leggerezza imbarazzante, ma anche ogni diritto civile di centinaia di persone. Perché di persone – e non numeri – si tratta!

Non vogliamo che il tutto sfoci in un dibattito sui diritti civili, vero?

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Siamo fermamente convinti che il nostro diritto al lavoro nel settore dei Beni Culturali e Ambientali sia un diritto costituzionale e un diritto civile negato! E sia da conquistare, realmente e seriamente, con ogni mezzo necessario! Perché il rischio è che tra alcuni anni la cementificazione divenga incontrollabile e, cosa ancora più pericolosa, la perdita di memoria storica (a cominciare nelle scuole) sia tale che difficilmente si potrà porvi rimedio.

Ci sono migliaia di giovani che dedicano tempo (anni di studio) al patrimonio culturale e ambientale della Repubblica – compiendo sacrifici e facendolo con amore –, con competenza e professionalità. Perché si continua a far finta di non vedere tutto questo?