#nonsonounumero

di Irwen War Gurb

Non sono un numero. Non siamo numeri! Ci scontriamo con una realtà e con una società che sembra vedere solo ed esclusivamente cifre; solo numeri; solo quantità. Tutto ciò che è quantificabile ha valore. La qualità è uno sterile ricordo. L’attenzione alla persona umana è un “sentimentalismo” che non ci si può permettere.

Il cosiddetto mondo del lavoro è diventato quantità. è diventato numero; il mondo del lavoro è solo produzione e il lavoratore un bullone fatto di carne ed ossa, componente dell’ingranaggio dell’economia. L’uomo che diventa schiavo obbediente dell’economia. 

nonsonounnumero

Ma io non sono un numero. Sono una persona! Un essere umano, con sogni, desideri, progetti, utopie in cui credere. Insomma, un obsoleto.

Perché chi si dedica agli studi umanistici, ma non solo, è “vecchio”, da ancien régime. Non siamo considerati a livello lavorativo. Ci avete mai riflettuto? Avete mai notato che quando si parla di lavoro, di riforme del cosiddetto “mercato” del lavoro (il che dimostra come i lavoratori non sono altro che merce), si discute solo di fabbriche, di imprese, di aziende, di metalmeccanici, ecc…?

Noi, umanisti, dobbiamo accontentarci di squallide riforme della scuola! Di concorsi scialbi e truccati!

Sembra quasi che per i vari istituti statistici non siamo nemmeno lavoratori. E per la politica siamo un enorme peso…da dimenticare!

#nonsonounumero: e lo grido! Ho una dignità. Abbiamo una dignità in quanto esseri umani. E come persone, abbiamo il diritto di lavorare. Non solo, abbiamo il sacro e santo diritto di occuparci di ciò che vogliamo: non è forse sancito dall’art. 4 della Costituzione?

Non sono e non siamo un numero. Abbiamo diritto al tempo libero per dedicarci alle passioni, agli interessi…per vivere!

Mi rivolgo soprattutto a giovani docenti o storici dell’arte, a quanti accettano supplenze scolastiche a decine e decine di chilometri di distanza da casa per soli 300 Euro al mese; o a quanti accettano stipendi e orari umilianti. Basta! Non siete numeri, non siete statistiche. Siete persone.

Non accettate lavori che vi succhiano la vita! Lavorare per 12 ore al giorno, compreso i sabati, non è vivere. Bisogna lavorare per vivere e non vivere per lavorare.

Basta stage perenni, smettiamola di accontentarci; non abbandonate battaglie, ideali, valori solo per un’illusoria promessa di “carriera” che non arriverà mai. Mi rivolgo a quanti, pur di un “posto” – anche provvisorio e concretamente senza sbocchi – si fanno sfruttare dimenticando la propria dignità e il senso di giustizia.

Dov’è la vostra dignità?

Credo, e perdonate la durezza, che la dignità della maggior parte dei giovani sia andata nel dimenticatoio! Accettano qualsiasi cosa, anche se ciò uccide la loro dignità.

Dove sono finiti i vostri sogni? I vostri progetti? Se permettiamo che ci prendano anche la dignità di esseri umani, allora i discorsi sulla speranza e sul futuro sono solo illusioni.

Ora mi rivolgo alle aziende, alle società, alle ditte e alle imprese: trattateci da esseri umani. Vi costa molto, ad esempio, rispondere alle e-mail che vi inviano migliaia di persone con curricula per un posto di lavoro? Sarebbe gentile anche rispondere in maniera negativa, purché si dia risposta. Sarebbe da parte vostra un’attenzione umana verso una persona, perché #nonsonounumero.

Cosa fare? Diciamo no ed iniziamo a pretendere! Pretendere risposte, pretendere azioni concrete, pretendere un lavoro serio e dignitoso. Pretendere! 

#nonsonounumero!

P.S.

Art. 4 della Costituzione Italiana (per i più smemorati!)

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. / Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

LAVORARE NEL PATRIMONIO CULTURALE: DIRITTI CIVILI E DIRITTI COSTITUZIONALI VIOLATI?

di Francesco Raimondi

Apparentemente siamo liberi di compiere un percorso di studi che assecondi le inclinazioni e i talenti di ciascuno, auspicando e desiderando che il settore scelto diventi un domani il proprio mestiere.

Eppure, quel che si è potuto assistere in questi anni, e – non ultimo – anche con il recente Governo, può essere considerato come una negazione di importanti diritti civili e costituzionali! Insomma, l’Italia e la propria classe dirigente (governativa, politica ed economico-finanziaria e “intellettuale”) compie da più di vent’anni azioni anti costituzionali e contro la dignità dell’uomo!

È certo importante cercare di rilanciare differenti settori dell’industria e del manifatturiero, ma esistiamo anche noi: storici dell’arte, letterati, umanisti, artisti, filosofi, musicisti, poeti e quanti si vogliono occupare di cultura. Siamo consapevoli che, rispetto a tempi migliori, queste categorie sembrano essere divenute un peso perché – a differenza di ciò che è “PILlizzabile” – non si possono quantificare economicamente a breve termine. Eppure, si tratta di settori fondamentali se si vuole che uno Stato faccia crescere e sviluppare cittadini consapevoli, persone pensanti e non sudditi e masse informi.

Pertanto, affermiamo il diritto all’esistenza e alla considerazione per tutti noi che operiamo, o meglio vorremmo operare, in questi settori. Non si può credere che, ad esempio, studiare arte in Italia sia semplicemente un passatempo, un qualche cosa di “bello” ma che non dà praticamente nessuno sbocco lavorativo. È possibile che nessun Ministro, Governo e membro della classe dirigente di questo Paese si rende conto della lesione alla dignità umana che ogni giorno viene messa in pratica relegandoci nel dimenticatoio?

È la Costituzione Italiana a sancire tutto questo:

Art. 1: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

Art. 3: […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona […].

Art. 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Questi sono alcuni dei Principi Fondamentali. Chiamasi Fondamentali perché da essi, in quanto fondamento, base, struttura portante, prende avvio il corpus e la forma della nostra Repubblica. Capisco che il Governo sia ossessivamente concentrato sulla riforma del Titolo V, ma prima non converrebbe rendere davvero concreti, operativi e applicati almeno i Principi Fondamentali? Sono 12, non sono mica 2000! Non vogliamo credere che non essendo in slide o solo su Twitter non siano ancora stati letti.

Quindi esercitare il diritto costituzionale di lavorare nel settore del patrimonio culturale e ambientale non solo è sancito dalla Costituzione, ma è anche un diritto civile! Lavorare e operare in questo settore è voler concorrere al progresso spirituale della società (oltre che evidentemente materiale).

Perché voi, uomini di Governo, concorrete, secondo i dettami del neocapitalismo finanziario, a lavorare esclusivamente per un progresso materiale? Perché non favorite, come sarebbe vostro dovere, anche lo sviluppo spirituale?

Perché, andando contro l’Art. 12 della Costituzione, negate il libero diritto e il dovere di ogni cittadino “di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”?

Sembra a noi evidente come anche questo Esecutivo sia – nei confronti di quanti vogliano operare nel settore del Patrimonio Culturale con serietà e preparazione – del tutto artefice di provvedimenti anti costituzionali.

Vengono non solo violati gli articoli della Costituzione con una leggerezza imbarazzante, ma anche ogni diritto civile di centinaia di persone. Perché di persone – e non numeri – si tratta!

Non vogliamo che il tutto sfoci in un dibattito sui diritti civili, vero?

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Siamo fermamente convinti che il nostro diritto al lavoro nel settore dei Beni Culturali e Ambientali sia un diritto costituzionale e un diritto civile negato! E sia da conquistare, realmente e seriamente, con ogni mezzo necessario! Perché il rischio è che tra alcuni anni la cementificazione divenga incontrollabile e, cosa ancora più pericolosa, la perdita di memoria storica (a cominciare nelle scuole) sia tale che difficilmente si potrà porvi rimedio.

Ci sono migliaia di giovani che dedicano tempo (anni di studio) al patrimonio culturale e ambientale della Repubblica – compiendo sacrifici e facendolo con amore –, con competenza e professionalità. Perché si continua a far finta di non vedere tutto questo?