QUANDO DIGNITÁ NON VUOLE FARE RIMA CON SUPERFICIALITÁ

Una giovane laureata in storia dell’arte invia il suo curriculum vitae ad una galleria d’arte di Roma. Dopo aver ricevuto la sua candidatura, la galleria la invita ad un colloquio per la posizione di collaboratrice, organizzata come internship di quattro ore al giorno. Per quanto riguarda la retribuzione dello stage, la galleria specifica (solo dopo esplicita richiesta da parte della candidata) che non è previsto alcun compenso. La giovane laureata scrive quindi la sua risposta alla galleria. Ne pubblichiamo qui il testo.

 

Gentilissima Sig.ra H.,

La ringrazio per la disponibilità accordatami.

Non voglio sindacare sulle Vostre politiche interne che Vi portano – come riconosciuto dalla legge – a non retribuire coloro che svolgono un internship presso di Voi, così come non mi permetto di considerare la mia posizione professionale superiore ad altre per la quale dovrei pretendere di essere retribuita: nulla di tutto questo.

Rispetto le Vostre scelte, ma mi permetto di declinare la Vostra offerta: per coerenza con i miei principi  ho deciso di non essere una giovane laureata che, pur di restare in un ambito lavorativo attinente agli studi fatti, si adegua. Non voglio essere disponibile a lavorare gratuitamente, senza certezze per il futuro, perché “comunque vada” sono i genitori in grado di mantenermi, seppur con sommi sacrifici; tantomeno voglio continuare a barcamenarmi tra due lavori di cui uno miseramente retribuito – barista, baby-sitter, cameriera – e l’altro svolto sempre “gratis”.

Sto combattendo la mia battaglia personale, che mi porta a rifiutare di lavorare gratuitamente, perché ho rispetto per chi mi offre il lavoro, ma ho rispetto anche per la mia persona.

Spero non prenderà la mia e-mail come un attacco alla Vostra galleria e alle Vostre politiche interne, ma credo che con rispetto e gentilezza siamo tutti liberi di esprimere il nostro parere.

Un cordiale saluto

Rachele Brognoli

No lavoro gratuito

ABOLIAMO LA REPUBBLICA DEL LAVORO GRATUITO

di Silvia Massa e Francesco Raimondi

Questa volta facciamo sul serio!

Centinaia di professionisti dei beni culturali vengono “ingaggiati” ogni giorno, lavorando però del tutto gratuitamente, o inquadrati come stagisti, ma anche in questo caso senza alcun tipo di stipendio/rimborso spese. Rispettiamo noi stessi, rifiutando questa moderna forma di schiavitù legalizzata da un potere politico disumano che, invece di ascoltare gli uomini, dà retta al mercato e alla dittatura della finanza. Facciamolo ora, per noi e per tutti quelli che verranno.

A quanti si piegano a queste logiche chiediamo: smettetela! Se siete esseri umani avete sicuramente una dignità, quindi basta lavorare gratis con la promessa di acquisire esperienza: sono solo promesse illusorie!

L’Oblò dell’Arte dà quindi il via ad un progetto di raccolta e di denuncia, una campagna, una lotta di principio: basta lavoro gratis per i professionisti dei Beni Culturali. Da oggi, inizieremo a pubblicare lettere e racconti di chi ha subito questa violenza di dignità.

Se anche voi, cari lettori de l’Oblò dell’Arte, avete ricevuto proposte di lavoro gratuito e/o stage senza alcun tipo di compenso, scriveteci e raccontate la vostra storia. Inviatela all’indirizzo e-mail loblodellarte@gmail.com e la pubblicheremo. 

Perché dobbiamo iniziare a far sentire la nostra voce.

No lavoro gratuito